Cosa rimane degli incontri che facciamo nella nostra vita? Dove vanno le persone dopo che sono passate attraverso di noi nello stesso luogo, nello stesso frangente in cui ci siamo ritrovati insieme? Non sappiamo il motivo per cui la vita ci ha avvicinato a certe persone escludendo con ciò tutte le altre in mezzo al mondo. Sicuramente ci sarà qualche significato, che magari spesso e razionalmente possiamo ignorare, ma ogni persona che è arrivata nel nostro percorso ci lascia sempre in dono qualcosa, poiché ognuno è unico ed irripetibile. Così queste nuove opere di Giuseppe Rinaldo Basili ci portano a riflettere sugli incontri che avvengono nella nostra esistenza, più colori che, come delle vere perle, si incastonano l’un altro all’interno di un’armonia ben precisa, di un progetto chiaro e definito. Questi nuovi tratti di colore rappresentano dunque delle identità che si materializzano agli occhi dell’artista e che poi si cristallizzano, prima che si dissolvano nel tempo, lasciandoci la loro essenzialità, il loro fulcro vitale, il tutto – sembrerebbe – anche epurato da ciò sia stato avverso. Il dettaglio è dunque ciò che si impreziosisce e che realmente resta conservato nella memoria, nel nostro animo, che segna la nostra interiorità arricchendo il proprio vissuto, rendendolo più denso di significati. Vivere è dunque conoscere, crescere dà senso e valore alla vita, scoprire la ricchezza dell’altro e farla propria, come pure la capacità – non scontata – di conservare ed interiorizzare nel tempo, dentro noi stessi, il carico che ci è stato consegnato da ognuno lungo il suo passaggio, avvenuto a volte semplicemente con un’azione, a volte con un gesto, con una parola o anche con l’intensità di uno sguardo, che nel silenzio può aprire scenari inaspettati. I sentimenti vanno curati e coltivati e in queste nuove opere troviamo tutta l’essenzialità che l’uomo trasmette all’altro in una correlazione di dinamiche, di intenti, di presenze, di ricordi. Come nel fiore “dente di leone” che dà il titolo a questa nuova serie, la vita è un soffio diretto su quel fiore, i cui petali in un attimo si dileguano nel vento, come accade nella vita stessa, la cui bellezza è fragile e si regge su quel gambo, in attesa quasi che il vento giunga in un istante a disperderla e a disperderci. Sulla tela viene rappresentato tutto questo, superfici di colore dove i margini non sono ben delineati – come avvenuto in altre opere dell’artista – la materia sembra indietreggiare appena, prestando la base e la propria struttura – pur sempre evidente – per lasciare posto alla densità del significato e delle armonie opposte che si colgono fin dal primo sguardo, che donano alla vista dell’osservatore una sinergia di emozioni, di incontri, di rapporti che rimangono impressi ed indelebili nel corso di un tempo troppo fugace, e a volte impietoso.
Gianni Marcantoni